giovedì 28 aprile 2011

Mezzo cucchiaino di peperoncino riduce le calorie e contiene la fame

I suoi componenti controllano l'appetito e favoriscono l'assimilazione del cibo

Ancora notizie sul peperoncino come nemico della fame e del peso. Anche in piccole quantità questo sarebbe in capace di stimolare il consumo di calorie, riducendo l'appetito.
Questa la conclusione di una ricerca della Purdue University (West Lafayette, Indiana, USA), diretta dal professor Richard Mattes e dalla dottoressa Mary Jon Ludy e pubblicata su "Physiology & Behavior".
La squadra guidata da Mattes e Ludy ha lavorato con 25 volontari, tutti sani e non sovrappeso, di cui 13 consumatori abituali di alimenti piccanti.
In primis gli esperti hanno definito il livello di sopportabilità di consumo del peperoncino rosso: 1,8 grammi per gli affezionati e 0,3 per gli altri. Dopodiché, i volontari sono stati sottoposti ad esperimenti
Gli scienziati hanno infine notato come il peperoncino rosso, anche in dosi limitate (1 grammo, pari a mezzo cucchiaino) fossero in grado di attenuare l'appetito e facilitare l'assimilazione dei nutrienti assunti tramite pasto.
Insomma, spiega il team Purdue, "Mangiare peperoncino rosso può aiutare a gestire l'appetito e a bruciare più calorie dopo un pasto". Tutto inizia quando la spezia entra in bocca: il corpo percepisce la sensazione di bruciore: ciò riduce lo stimolo della fame, specie di prodotti ricchi di grassi, sale e zuccheri. In più, vede aumentata la sua temperatura interna, condizione favorisce il consumo di calorie e la digestione del cibo.
Infine, i ricercatori fanno notare come però i risultati non siano uniformi. Gli effetti maggiori sono stati registrati sui consumatori meno frequenti e quelli che assumevano la sostanza tramite al naturale (non in capsule). 

FONTE: "The effects of hedonically acceptable red pepper doses on thermogenesis and appetite", Physiology & Behavior, Volume 102, Issues 3-4, 1 March 2011, Pages 251-258, doi:10.1016/j.physbeh.2010.11.018

martedì 26 aprile 2011

DIETA IPOCALORICA: LE 3 FASI DI UN FALLIMENTO

Si può osservare che la maggior parte delle persone che seguono programmi per la perdita di peso attraverso strategie sia di riduzione del cibo che di incremento dell’attività fisica seguono un percorso schematicamente divisibile in tre fasi.

 
• Prima fase All'inizio del trattamento la maggior parte dei soggetti perde peso con relativa facilità e si avverte un positivo senso di autocontrollo; questa fase dura da poche settimane ad un massimo di sei mesi.

• Seconda fase Anche detta "fase dell'arresto della perdita di peso", inizia quando, pur seguendo la dieta, la riduzione di peso diventa sempre più difficile e la persona desiderosa di perdere peso si scoraggia ed inizia a trasgredire sperimentando stati negativi quali depressione, sensi di colpa e frustrazione.

• Terza fase La terza fase inizia quando la sofferenza a seguire una dieta diventa molto forte e la persona a dieta decide di abbandonare il programma dietetico per la fatica a seguirlo e per la frustrazione di non riuscire più a perdere peso. Questa fase é veloce ed il recupero del peso é rapidissimo.

Il ciclo, che comprende le tre fasi, può essere ripetuto più volte senza che la persona possa mai pensare che il problema non è solo quello di non avere avuto abbastanza "forza di volontà"...

giovedì 14 aprile 2011

Il Nordic Walking, un'attività ideale per perdere peso


Per dimagrire è indiscutibile che bisogna abbinare una buona attività fisica ad una alimentazione attenta e bilanciata!

Nel Nordic Walking la frequenza cardiaca aumenta del 13% circa e il consumo energetico incrementa fino al 46% rispetto a discipline sportive simili.
Per questo motivo con una adeguata attività aerobica ( es.  Nordic walking  ad una intensità tale da poter mantenere velocità costante per almeno 40 – 50 minuti) viene notevolmente stimolato il consumo dei grassi  che, nel nostro metabolismo, vengono utilizzati solo dopo una certo tempo di attività.
Tramite alcuni esperimenti è stato riscontrato che camminando ad una buona andatura si consumano 280 Kcal/'ora mentre alla stessa andatura, con il Nordic Walking, se ne arrivano a consumare circa 450!
Pertanto questa attività è sicuramente lo sport ideale per perdere peso.

giovedì 7 aprile 2011

Troppi piatti pronti: se la mamma lavora il bambino ingrassa

Non è colpa della tv o della pigrizia, ma dei pranzi veloci e poco salutari. È per questo che i bambini le cui mamme lavorano fuori casa tendono ad ingrassare più degli altri. Lo sostiene uno studio pubblicato su Child Development che ha indagato le abitudini alimentari di 900 bambini distribuiti in 10 città americane. La novità è rappresentata dal fatto che l’effetto è cumulativo: per ogni anno di lavoro sulle spalle di mamma, i figli mettono su una piccola quantità di grasso in più che nel tempo può aumentare il rischio di sovrappeso e obesità. Non sono la mancanza di controllo da parte di mamma e papà o il troppo tempo davanti a pc e videogame la causa dell’appetito “famelico" delle nuove generazioni, bensì la fretta con cui i genitori scelgono e acquistano le pietanze, spesso piatti già pronti e troppo calorici.

martedì 5 aprile 2011

TANTO RUMORE PER NULLA

..." i biologi non hanno mai pensato e non pensano di sostituirsi al medico nella cura delle patologie e ha nno sempre detto chiaramente e lo dicono ancora che non pensano e non hanno mai pensato di  essere abilitati ad accertamenti di stati patologici e di pretendere di curarli con la prescrizione di diete.

Ciò che i biologi rivendicano e lo si legge in maniera inconfutabile nell’autorevole parere del Ministro della Salute del 15/12/2009, è di potere  stabilire in maniera autonoma le diete necessarie per mantenere l’individuo in buona salute, valutando non solo le caratteristiche nutrizionali dei vari alimenti, ma altresì se sia il caso di ricorrere ad  integratori alimentari."....
(Dott. Ermanno Calcatelli, Presidente dell'Ordine Nazionale Biologi)

lunedì 4 aprile 2011

SAPERE è SALUTE: la cultura del benESSERE

la SINDROME METABOLICA


Per poter parlare di sindrome metabolica devono essere presenti contemporaneamente ALMENO TRE dei seguenti fattori di rischio:

Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg
Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl
Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl (100 mg/dl secondo l'ADA)
Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo o a 50 mg/dl nelle femmine
Circonferenza addominale superiore a 102 centimetri per i maschi o a 88 centimetri per le femmine


La sindrome metabolica interessa quasi la metà degli adulti al di sopra dei 50-60 anni. Un'incidenza, questa, già di per sé allarmante, ma che verosimilmente crescerà nei prossimi anni sulla scia del dilagare dell'obesità infantile. Il fattore di rischio più importante è infatti IL SOVRAPPESO: tanto più questo è accentuato e tanto maggiori sono le probabilità di essere colpiti dalla sindrome metabolica. Un eccesso di grasso corporeo, soprattutto se concentrato nella regione addominale, porta ad uno squilibrio del metabolismo dei grassi e degli zuccheri che ha come risultato finale l'iperinsulinemia (elevato livello di insulina nel sangue, indice di un'aumentata resistenza a questo ormone). Mentre nei casi più gravi questa situazione peggiora fino a causare in breve tempo la comparsa del diabete, in quelli più lievi si insatura una condizione plurifattoriale conosciuta come sindrome metabolica. Il riscontro di valori elevati di insulina nel sangue, a fronte di valori pressoché normali di glicemia, rappresenta un indice indiretto di tale condizione.
Il rischio di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l'età ed è quasi sempre una diretta conseguenza di STILI DI VITA ERRATI (ridotta attività fisica, alimentazione scorretta, abuso di alcol e/o droghe). Dato che oggi anche molti bambini e ragazzi fanno i conti con i chili di troppo, l'incidenza della sindrome metabolica è in aumento anche tra giovani adulti ed adolescenti.


venerdì 1 aprile 2011

"Livewell Diet" la dieta del vivere bene

Un gruppo di scienziati inglesi, avrebbe individuato una dieta ecosostenibile, seguendo il loro regime alimentare, si fa bene alla Terra, alla propria salute e pure al proprio portafoglio, visto che con soli 35 euro alla settimana per persona, sembra ci si possa nutrire in modo sano e difendere il mondo dai gas nocivi e dal dispendio energetico.

Il programma è stato denominato "Livewell Diet" (Dieta del vivere bene), e i suoi ideatori hanno deciso di rivolgersi al primo ministro David Cameron, per chiedere che il loro studio venga adottato ufficialmente dal governo come linee guida per scuole, ministero della Sanità, consumatori.

Per fare un esempio pratico, il lunedì, a colazione sono previsti, cereali ricchi di fibre con latte semiscremato, toast integrali e marmellata.

Per pranzo una minestra di lenticchie e un sandwich di scampi e maionese su pane nero.

Infine a cena, un curry di pollo e riso, con una fetta di pita.

Il menù risulta comunque molto vario, ogni giorno prevede piatti diversi e lo stesso piatto non viene mai riproposto due volte nell' arco della stessa settimana.

Una vasta scelta di piatti tutti diversi e succulenti tanto da accontentare la nostra voglia di sapore, con pietanze che non richiedono una preparazione lunga o complessa.

Il principio base di questa dieta, è quello di ridurre drasticamente il consumo di carne e di cibi pronti all'uso, in poche parole tutto ciò che può provocare disturbi cardiaci, diabete e costituisce un pericolo anche per l'ambiente.Frutta e verdura 2.jpg

In Inghilterra, ogni persona consuma mediamente 79 chili di carne annui, tale quantità viene giudicata insostenibile dagli scienziati della Aberdeen University, che vorrebbero abbassarla a 10 chilogrammi annui, "Il cibo che mangiamo fa parte di un complesso ecosistema di cui fanno parte tutti gli abitanti del pianeta", afferma il Wwf come monito in fase di presentazione dell'iniziativa.

Un quinto dei gas serra prodotti al mondo vengono dall'agricoltura, Un hamburger che venga mangiato a Londra, o in qualsiasi altra parte del mondo, ha lo stesso potenziale distruttivo sulla foresta amazzonica.

Se tutti gli abitanti del pianeta, seguissero la dieta abituale di un europeo o un americano, entro il 2050 ci servirebbero due pianeti Terra per nutrirci.

L' importante non è solo quali prodotti si comprano, ma pure le componenti che noi trascuriamo, cioè dove si comprano, da dove arrivano, quanto fertilizzante viene usato per farli crescere e quanti gas serra sono stati prodotti durante il ciclo di vita che li porta sulla nostra tavola.

Le percentuali della dieta del buon vivere sono, 35% frutta e verdura, 29% cereali, 8% carne, pesce e uova, questo per garantire una vita sana e un pianeta sano.

Il menù è sotto gli occhi di tutti basta aprire gli occhi, prendere pentole e padelle, forchetta e coltello, e andate a salvare voi stessi e la Terra.